2019
Il nostro percorso
Vedendo l’aproccio di Danko sulla carta ho provato dargli una tela da dipingere e anche colore d’acrylico. Venuto fuori questo animale nero. Inizialmente ho provato convincere Danko di metterci qulache altro colore ma Danko non voleva. Mi piaceva la sua determinazione. Mi sembrava un schizzo di Vedova 🙂
Questo grande astratto abbiamo dipinto su una tovaglia vecchia e verde pero di buon cottone. Ci ho messo imprimittura e ho lasciato inizilamente Danko procedere da solo con i colori che li ho preparati io. Ogni colore versavo separato dentro un contenitore, cosi non li mischiava troppo fino ha fare solo il griggio. Poi mi ha chiesto di fargli vedere come si fanno le collature. Alla fine ci siamo divertiti. Era come giocare insieme.
In dicembre 2020 ha iniziato un altro black out e così Danko era di nuovo presente nel mio studio tutti i giorni. Abbiamo ripreso a dipingere iniseme. Sono passati un po di mesi e io avvevo il tempo di riflettere. Abbiamo avvuto anche possibilita di esporere a Milano nel Ride nello spazio che gestisce papa di Danko Beppe. Queta esperienza di avvere un feedback, un riscontro come anche una distanza dalle opere mi ha aiutato. Lavori di Danko non erano semplicemente lavori di un bambino di sei anni ma trasmetevano la freschezza e l’audacia, sicurezza. Quello che cercavo trasmettere e fare io avveva lui. Invece lui mancava la esperienza artistica che avvevo io.
All’inizio abbiamo ripreso dipingere iniseme su matteriali che avvevamo in disposizione nel mio studio. Sopra tutto era la carta da pacchi di qualita molto scarsa. Nei primi dipinti di Danko non interferivo quasi in nessun modo e oservavo solo il suo approcio a fino quando non mi veniva voglia di aggiungere qualcosa. Anche psycologicamente non volevo che Danko abbandonassi il campo, deluso che il suo lavoro deve essere agiustato. Non volevo che rimane male o che rimane triste che ho rovinato il suo dipinto. Se succede una di queste situazioni il bambino si bloca e non vuole più fare niente. Dipinto sopra era ultimo. Sotto tutto processo come siamo arrivati allo “SPLASH SPLUSH” e come lo ha chiamto Danko. Chiedo quasi sempre lui che nome ha il dipinto.
Un’altro materiale che avevo in disposizione nello studio erano le mie tele e le lenzuola che usavo per l’instlazione. Ultimi lavori miei erano i monotipy a volevo provare questa tecnica con Danko. Preso il plexiglass e ho lasciato Danko disegnare con un penello e colore d’olio su plexy. Poi abbiamo provato stamparlo. Al’inizio mi sembravo non riuscito pero con altri interventi alla Pollock dove Danko si è divertito tanto. Io ho aggiustato disegni che non si sono stampati bene, gli ho caricati più con l’olio.
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