Danica Ondrejovič è già ben dentro all’incognita della materia con l’interiorità della visione gremita e grondante, prosciugata d’ogni orpello retorico. Per comprendere come è avviata allo svolgimento di una poetica della materia in un senso molto prossimo alla posizione della lettura di Bergson, soprattutto del primo Bergson di “Materia e memoria” oppure dal testo “Saggio sui dati immediati della coscienza”, oltre che della poetica di Eugenio Montale e Svevo, va ricordato come l’artista stessa metta in risalto la sua formazione mitteleuropea. Nata a Bratislava, alla base delle sue letture vi è, e assume un rilievo particolare, quel movimento underground dissidente ceco, composto da quel gruppo di persone ristretto nel numero, che ebbe un’influenza sull’intera società e sulla vita culturale boema. Un’influenza che si manifestò ben maggiore in seguito, quando il gruppo non esisteva più, sulle generazioni degli anni Settanta e Ottanta