Silent Women

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Rivelazioni sottese

il testo di Karima Ruzzi

                                    L’installazione nasce da un bisogno di riflessione sulla società contemporanea. La velocità dei nostri giorni ci permette di assistere ad una molteplicità di azioni e creazioni che si tramutano in prodotti usa e getta. La quasi perfezione dell’apparizione di un attimo svanisce in una quantità incontrollabile di immagini e scelte visuali. La semplicità dei nuovi mezzi dà la possibilità ad ognuno di noi di creare immagini e promuoverle in rete, ma la pluralità e la velocità della loro nascita comporta la stessa rapidità nella loro dissoluzione, non lasciando quasi più nulla.

L’installazione “Rivelazione sottese” si compone di vecchia biancheria dipinta. Lenzuola, tovaglie e vecchi stracci vengono appesi su fili disposti in modo da creare un percorso che va man mano a stringersi sempre di più, come per le strade di una città.
Come una lenta passeggiata che inizia dalle strade principali, quelle grandi e spaziose e che poi devia per addentrarsi nelle stradine sempre più strette, l’artista vuole ricreare il piacere e la curiosità che ognuno di noi vive trovandosi in un ambiente nuovo, la voglia di immedesimarsi di fare parte di un nuovo ambiente assaporandone fino all’ultima essenza.
I fili che collegano una casa all’altra dove le donne sono solite stenderci sopra i loro panni, la loro biancheria esponendoli agli occhi del sole e dei passanti creano un legame intimo e invisibile con chi alzando gli occhi, si immedesima nella quotidianità altrui. Ogni essere vivente crea inconsapevolmente un legame con l’altro, ogni singolo comportamento condiziona le persone di ogni parte del mondo, al di là di ogni muro e al di là di ogni lontananza.

‹‹Le persone si sentivano oppresse, private della loro fantasia, dei loro entusiasmi, mancava una variazione, un tono diverso. Quando sono venuta per la prima volta in Italia mi sembrò di ricominciare a respirare. La mia espressione cupa si accese di una luce e di un vigore del tutto nuove. Conservo dentro di me entrambe le culture sintetizzandole in quella che è la mia poetica visuale››.