21 settembre 2013 – 4 ottobre 2014 La Galleria Pow Alessandro Icardi
Una linea molto asciutta e minimale è caratteristica saliente dei lavori di Danica Ondrejovic. Il suo stile va oltre l’informale, la ricerca della forma sta nell’essenzialità, nell’immediatezza della linea, un minimalismo espressivo caratterizzato da una forte incisività e introspezione. Nei suoi lavori Danica utilizza diversi materiali, anche occasionali con i quali riesce ad elaborare una poetica molto elegante caratterizzata da un linguaggio attuale e di fruizione universale. Un linguaggio questo in grado di comunicare a tutti, così da stimolare l’interlocutore intellettualmente e personalmente, facendo scaturire in lui determinati stati d’animo. Il dialogo che si stabilisce tra lo spettatore e l’opera è la chiave di volta della sua poetica, essenziale per capire a fondo il lavoro di quest’artista molto introspettiva. A settembre Danica presenterà le sue Passive Sculture, opere realizzate interamente con carta di giornale. La carta stampata per l’artista fa da tramite tra ciò che accade nel mondo e l’uomo. Una sorta di informatore a cui la società si rapporta con grande passività e pigrizia. L’indifferenza per ciò che accade, una lettura superficiale e che non ha nulla di riflessivo. È proprio questa mancanza di riflessione e interesse che porta ad una sterile passività, la mente diventa un semplice contenitore di informazioni da cui purtroppo non scaturisce alcun fine né intellettuale né creativo. L’artista riesce a trasformare questa passività in qualcosa di costruttivo e intellettualmente più alto. Da attento e meticoloso osservatore quale è, riesce a essere attivo davanti a miliardi di informazioni. L’artista e l’arte fin dai tempi più antichi parla attraverso i simboli, fondamentali per codificare i messaggi che esprimono le opere e render l’arte comprensibili a suoi osservatori. Non solo sculture, ma anche pittura in questa mostra. Nelle tele Danica utilizza anche piccoli frammenti di giornali miscelati al colore e linee che sembrano somigliare a intensi scarabocchi. In queste opere l’artista rappresenta dei mondi a sé, ognuno con le proprie caratteristiche. L’unica caratteristica comune è un colore che ricorda delle architetture colorate, dei posti in cui l’artista ha vissuto. Vecchie case dall’intonaco consumato tipiche dei paesini italiani a cui Danica è molto affezionata. Una cosa da cui lei è molto affascinata proprio per il passato che ha vissuto; lei stessa ci dice: ″(..) nella mia città di Bratislava non ho mai vissuto queste esperienze visive. Il Social realismo ha sterminato tutto ciò che era vecchio e al posto di questo ha rimpiazzato case popolari fatte dei pannelli di cemento. Ancora oggi mi ricordo le sensazioni che ho vissuto nella mia infanzia in estate, quando caldo era soffocante e senza il mare o un lago per rinfrescarsi giocavamo tra i pannelli. La nostra fantasia volava veramente molto lontano e non potendo uscire a conoscere altre realtà, ne inventavamo una nostra (…)